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Marangolo Masterclass Padova 18/02/2016

Agostino Marangolo, Giovedì 18 Febbraio ha tenuto un masterclass al MMI di Padova, siamo  riusciti  anche in questa impresa, grazie alla disponibilità e serietà di Giampietro Callegaro, ringraziandolo di cuore, che per la prima volta in assoluto ha vestito i panni di inviato speciale per Terra di Goblin.

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Per continuare a fare questo lavoro, a 63 anni, devo mantenermi in forma facendo molto sport e mangiando meno di Claudia Schiffer” In questa disciplina e con questa attitudine c’è tutta la filosofia di vita di Agostino Marangolo, arrivato a Padova ieri sera per un master condotto con passione e umiltà per una trentina di giovani (e troppo timorosi) batteristi che si sono dati appuntamento al club “Bea Vita” di Padova, sotto l’egida di PadovaMusica – MMI Padova.

Sul palco il drum set di Ago e un’altra batteria per chi voleva cimentarsi con un maestro così inarrivabile. La cosa più incredibile è che un’ora prima del seminario mi telefona il mio amico Michele Gorlato dicendomi che farà alcune riprese che andranno in onda su Italia 7 Gold tra una settimana e che mancando di un intervistatore preparato nel mondo gobliniano mi vedeva costretto a farmi debuttare in TV con Agostino Marangolo ! . 

Rientro da Venezia e telefono a Roberto Attanasio per farmi dare un canovaccio di intervista costruita facendo credere che la so lunga quando in realtà spero non mi venga scoperto il bluff da cialtrone istruito.

Seduti sul palchetto con il batterista siciliano, riesco a rattoppare in qualche maniera quattro/cinque domande prima di lasciarlo andare.

So che non ama molto questo genere di cose, ma con me è stato molto gentile e disponibile quando gli ho fatto il nome del mio caporedattore Attanasio. Nel frattempo (erano già le 19 e 30) arrivava un bel po’ di gente nel club adibito a birreria musicale. Fabio Capuzzo mi guardava sorridendo sotto i baffi nella mia inusuale (e irripetibile) veste di intervistatore.

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Introdotto dagli applausi, Marangolo siede con tablet e campionature dietro le pelli e comincia a suonare facendoti capire che quarantacinque anni di attività non sono passati per caso su una classe inimitabile. Alterna esibizioni, conversazioni e lezioni invitando il pubblico a partecipare,parla di shuffle, groove, tempo in trentaduesimi come io potrei parlarvi della formazione dell’Inter campione d’Italia 1979/80.

Non ci capisco una benemerita mazza, ma impazzisco quando riprende le bacchette e comincia a suonare. Sostiene (e c’è da dargli ragione) che la musica che conosciamo noi ha finito di progredire alla fine degli anni ’70. Tutto quello che è stato fatto fino ad allora è a tutt’oggi ancora moderno e per certi tratti irraggiungibile (Jimi Hendrix).

Nomina Cobham, Gadd e Colaiuta come batteristi di riferimento e divide il suo mondo in due categorie: batteristi solo e batteristi per la musica ; I primi si esibiscono senza prestare attenzione al gruppo che suona con loro e vivono una dimensione egoistica e priva di condivisione. I secondi invece sono gli artisti veri, quelli che partono “slegandosi” (dice proprio così) e ritrovandosi alla fine di un’improvvisazione sempre assieme al gruppo, lasciando che il suono sia per il pubblico, non per loro solo.

MARANGOLO

Porta “Bitches Brew” di Miles Davis come disco spartiacque per una generazione di musicisti che suonò da allora per decenni influenzando tutti i generi musicali. Esorta i giovani a studiare tanto e a credere in un progetto a lungo termine. Dileggia (e fa benissimo) i prodottini effimeri da X Factor buoni solo per una settimana e si rammarica perché sa che la sua generazione è stata più fortunata avendo avuto tutto dalla sua parte: società, cultura, tempo, politica, famiglia, religione e soldi da investire per un progetto che inizialmente non procurava nessun tornaconto.

Sa di essere stato fortunato, a Roma, nel ’71 c’erano solo tre batteristi. Se sapevi tenere le bacchette in mano lavoravi senz’altro. Un momento di grande ilarità è scoppiato quando ha raccontato il suo incontro con Jeff Porcaro, l’indimenticato drummer dei Toto. Quando questi gli rivelò che conosceva e stimava solo due gruppi italiani, i Goblin e la PFM, Ago confessa che ha avuto un’erezione lunga una settimana. E c’è da pensare che sia stato proprio così.

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Alle 22 e 50 il maestro è riuscito a chiudere e a promettere di tornare a Padova per un progetto di batteria a cui tiene molto. Figuratevi se non son felice: in tre mesi ho assistito a due concerti dei Goblin Rebirth, ho intervistato Marangolo e ho realizzato il mio primo pezzo per Terra di Goblin