Il nuovo tour dei Claudio Simonetti’s Goblin, dopo lo strepitoso successo del 2019, passa anche da Genova, al Crazy Bull, locale in zona sampierdarena, che subito mi riporta nel 2006, al mio secondo concerto degli allora “ Daemonia “, quando entrando nei camerini per salutare la band, Claudio Simonetti, mi parla di una giornalista e critico cinematografico musicale italo francese : Gabrielle Lucantonio, che stava scrivendo un libro sulla sua carriera musicale e che stava cercando un esperto di discografia dei Goblin e di Simonetti, Claudio mi disse che a Gabrielle aveva fatto il mio nome e che presto sarei stato contattato.
Pochi mesi dopo incontrai Gabrielle Lucantonio a Torino durante una pausa del Film Festival, dove davanti ad una cioccolata calda, gli consegnai il documento con la discografia completa, e nel 2007 quel documento diventò uno dei capitoli del libro “ Profondo Rock “ , con tanto di nome e cognome, per me fù la prima grande emozione della mia vita….
Da quel momento Gabrielle , divenne la mia musa ispiratrice di tanti articoli scritti sul web, un’amica meravigliosa, con cui ho condiviso ore a chiacchierare di musica e cinema, lei che mi riempiva di materiale fotografico, discografico e cartaceo, facendomi aumentare vertiginosamente la mia collezione. la mia guida perfetta per coronare un sogno ancora nel cassetto, quello di scrivere un libro sulla discografia dei Goblin, a cui sto lavorando dal 2005, e che spero in futuro di poterlo pubblicare e dedicarglielo con tutto il cuore.
il 22 Ottobre del 2011 durante il concerto dei New Goblin con Steve Hackett, a Roma ( ProgExhibition ) c’è stato il nostro ultimo abbraccio, l’ultimo incontro, il 24 Febbraio del 2013 la meningite c’è l’ha portata via all’età di 47 anni, un dolore immenso nel mio cuore, proprio a pochi giorni dal mio esordio di Terra di Goblin…
GABRIELLE SEMPRE CON NOI .
22 Febbraio 2020, con Pietro, grande guerriero di San Benedetto del Tronto, ripercorriamo la musica dei Goblin e Simonetti sparata a mille in autoradio, durante il viaggio che ci separa da Torino a Genova, con un solo pensiero, quello di divertirci in compagnia di tanti amici e amiche che ci stanno aspettando davanti al locale.
Puntuali giungiamo a Genova verso le 17.00, il mare ci abbraccia con il suo colore azzurro pastello, mentre i nostri cuori cominciano a battere sempre più forti, incontriamo gli amici Massimo, Roberto, Cleo, Franco, ed entriamo nel locale dove la band sta ultimando il soundcheck, occupiamo un tavolo e cominciano i baci e gli abbracci stretti, sono molto emozionato di poterli rivedere, e quasi perdo il senso dell’orientamento, quando scende dal palco Cecilia Nappo che ci viene a salutare, poco dopo è la volta di Simonetti, a cui consegno un piccolo pensiero realizzato da mia moglie Daniela, un compact disc di cioccolato in occasione del suo sessantottesimo compleanno, che apprezza molto volentieri, di conseguenza un piccolo sacchettino con dei gianduiotti che Claudio offre a ai miei amici ed alla band.
Comincia così una giornata piena di gogliardia, battute scherzose, ma nulla è in confronto allo scherzo preparato a Bruno Previtali, con tanto di striscione ( piccola vendetta personale a livello calcistico), mentre il maestro Simonetti, punta la nostra Cleo, ma noi amici difendiamo la nostra damigella di Terra di Goblin…
Passano pochi minuti e ci raggiunge anche Luigi, con la sua simpatia conquista il gruppo, in attesa che la band si congeda a noi per foto ed autografi.
Dopo un brevissimo soundcheck, ci scappano anche le note di Firth Of Fifth dei Genesis, , decidiamo di cenare in un locale vicino lasciando la band tranquilla, mentre Luigi per motivi di lavoro ci deve purtroppo lasciare.
Durante la cena è uno scambio di opinioni, racconti, risate e soprattutto molti di noi è la prima volta che si incontrano ed è bellissimo poter condividere le nostre passioni, in attesa di ritrovarci sotto il palco…
Sono circa le 21.30 quando ritorniamo al Crazy Bull, incontriamo più di una volta la band che è molto agitata e non vede l’ora di salire sul palco, l’adrenalina sale ed io non ci sto più nella pelle, il mio principale obbiettivo è quello di andare tutti a fare casino, Pietro decide di rimanere nel piano superiore, mentre Roberto, Massimo, Cleo e Franco, mi affiancano sotto il palco, nel frattempo ci raggiunge anche Zelda con Fabrizio, lo show e la nostra festa può cominciare..
A raccontarci le emozioni del concerto,Terra Di Goblin ha scelto un inviato speciale Massimo Bentivoglio ( M. Unkle B. ), mentre le foto inserite nell’album sono state scattate da Roberto D’Onofrio, Stefania Bulgarelli ( Zelda Kirigaya ) e Franca Oggioni ( Francie Baldwin ).
Durante la cena, fra un discorso e l’altro ci siamo persi buona parte della performance dei Bluedawn ma non ci siamo fatti scappare l’intero set di Freddy Delirio and the Phantoms. Ricordo che la serata era dedicata alla “Horror music” e la presenza di Freddy (per i più distratti stiamo parlando del tastierista dei Death SS) ha aggiunto prestigio all’evento. Musicisti mascherati e lui truccato, non inventa nulla di particolarmente innovativo ma, on stage, riesce a dare vita ad un heavy rock energico e genuino con spunti horror che ricordano molto da vicino Alice Cooper.
Sono le 23, senza tanti fronzoli, i Claudio Simonetti’s Goblin, s’impossessano del palco e partono alla grande presentando Brain One Zero il primo brano del loro ultimo lavoro, The Devil is Back, s’intuisce fin dalle prime battute che sarà un concerto molto vivace e l’acquisizione dei due nuovi arrivati, Federico alla batteria e Cecilia al basso (ovviamente Rickembacker !!!) sembra abbia dato una bella sferzata di energia al gruppo. Si prosegue con le tastiere che annunciano l’arrivo del Il Cartaio , confermando la sensazione di una performance live di alto livello ed energica. Sullo sfondo scorrono le immagini del film di Dario Argento con tutti gli efferati omicidi messi in scena dal maestro del brivido, questa sarà una costante che accompagnerà il pubblico per tutto il concerto, in parte a distogliere l’attenzione sui nostri che si impegnano alla grande.
Un brano tira l’altro e i ragazzi sfornano Demon , dall’andamento dance, fine anni ottanta. Il pubblico si fa sentire (noi eravamo a bordo palco) e gli applausi si sprecano, il concerto prosegue, con un piccolo salto nel passato dei Goblin che ci riporta al 1978 con il Fantastico Viaggio del Bagarozzo Mark, E…suono rock (il cui un estratto è stato per anni una piccola introduzione musicale dei programmi RAI) e Roller , fantastico brano dove Claudio concede alla platea la prestazione precisa come un orologio svizzero di Cecilia e Federico e all’assolo di Bruno Previtali, fin ora rimasto un po’ sotto traccia ma ovviamente preziosissimo nelle complicate trame delle canzoni. Un roboante applauso saluta questo brano importantissimo per i Goblin di un tempo e, ricordiamolo, usato per la colonna sonora del film Wampyr (Martin) di George A. Romero.
A questo punto Claudio si fa sentire, salutando il pubblico e introducendo i componenti del gruppo: Bruno Previtali alla chitarra, Cecilia Nappo al basso, Federico Maragoni alla batteria e ovviamente Claudio Simonetti, tutto fare alle tastiere.
La performance prosegue con un trittico dedicato al maestro dell’horror cinematografico George A. Romero e a Zombi, film che ha avuto un grandissimo successo nel mondo e che i Goblin hanno avuto il privilegio di musicare.
L’alba dei morti viventi, brano che sottolinea col suo incedere lento le movenze degli zombie e che esalta le doti di Bruno con un assolo degno dei grandi nomi del metal mondiale, Zombi che piomba all’improvviso col suo ritmo incalzante, degna colonna sonora per le scene d’azione del film le quali, in questo caso, sembrano coordinate con l’esecuzione del brano, Zaratozom che conclude la suite col suo ritmo forsennato, lasciando spazio ad assoli di Bruno e Claudio.
Piccola pausa on stage per bere un goccio d’acqua, e concedere un meritato applauso a Roberto Attanasio, grande fan e collezionista dei Goblin.
La band introduce Aquaman, delicata nei suoi arpeggi e melodie, scivola via dolce, nei colori caleidoscopici delle immagini sullo sfondo, a seguire due brani estratti dalla ultima reunion dei Goblin del 2000 con Non ho sonno e Death Farm, fanno da contro altare a tanta delicatezza, col riff iniziale di chitarra distorta e il suo lento incedere. Incredibile la parte centrale di “Death farm” che dimostra il perfetto affiatamento del gruppo con stacchi precisi senza aver bisogno del charleston di Federico. Può darsi che ci sia stato il metronomo nel sistema “in.ear” dei musicisti ma, questa parte, mi ha lasciato di stucco. Io spesso sono avvezzo a facili entusiasmi ma quest’impressione mi è stata confermata anche dal mio amico Franco, amante dal jazz e poco avvezzo a performance rock. Precisione assoluta. Nessuna sbavatura.
A questo punto Claudio si ferma e fa notare al pubblico come sia piuttosto strano che, melodie dolci e bambini, spesso entrambi protagonisti dei film horror, facciano così paura nell’immaginario collettivo. Secondo un mio punto di vista, non è il caso di Opera, brano che il maestro esegue con un bel suono di pianoforte, coordinato con la voce campionata del soprano. Pulito e grandioso l’assolo di Bruno che porta alla conclusione.
La melodia portante del brano è il marchio di fabbrica della famiglia Simonetti, un vero e proprio “imprinting” sonoro, marchiato a fuoco nel dna dei nostri. Il padre di Claudio, Enrico Simonetti, lavorava per la RAI e ha musicato tanti sceneggiati fra cui Gamma, telefilm francese di fantascienza, trasmesso nei primi anni ‘70 quando la RAI aveva il palinsesto pieno zeppo di contenuti interessanti. Già in quell’epoca si poneva il problema etico del trasferimento della mente umana da un corpo all’altro e metteva in evidenza le difficoltà della gestione dell’operazione e, in estrema ratio, il rigetto del corpo alla nuova situazione, dove il protagonista si ritrova in un corpo non suo (e che possiede un passato da omicida) a combattere gli istinti negativi del predecessore. Argomenti da fantascienza pura, quella definita “Hard Sci Fi”, di cui non se ne trova più traccia al cinema, abituati come siamo (purtroppo) ai cinepanettoni e ai Marvel americani.
Claudio Simonetti, presenta Gamma con il giusto orgoglio di figlio ed un filo di commozione, raccontando l’aneddoto per cui il singolo del padre scalzò dalla vetta della classifica “Profondo Rosso“, dopo ben 15 settimane di permanenza.
il brano part con una bellissima ballad di pianoforte, col suo crescendo potente e sonorità più moderne o, se volete, semplicemente diverse (vedi il tema principale proposto con il piano e la chitarra elettrica al posto del sax originale) a mio modesto parere un brano stupendo, legato alla memoria del padre Enrico e che, personalmente, mi tocca corde volutamente occultate nel profondo dell’anima e, lo ammetto, c’è scappata la lacrimuccia.
Sempre tratto dallo sceneggiato in questione, viene eseguita Drug’s Theme, per la prima volta suonata dal vivo, introdotta da un ritmo campionato di drum machine, particolare nel comporre un mosaico di note apparentemente sconnesse ma che rendono perfettamente l’idea di quello che vogliono rappresentare. E’ probabile che, se non avete visto lo sceneggiato, non vi possiate rendere conto del grande lavoro di Simonetti Senior.
Con un virtuale balzo in avanti fino ai giorni nostri, Simonetti scherza col pubblico invitandolo a “pregare” prima di cominciare la doppietta Agnus dei e la title track del nuovo album “The Devil is back”, un’accoppiata che rende giustizia ai più di vent’anni di attesa dei fan per un’incisione inedita del gruppo. La linea melodica del pianoforte e il coro (ovviamente campionato) canta “Agnus dei”, canzone dalle sonorità potenti, lascia parecchio spazio alle scale di Claudio e, nell’intermezzo, ad un dolce assolo arpeggiato di Cecilia.
The Devil is back, brano rock dal retrogusto leggermente funky, secondo me esprime in pieno l’affiatamento del gruppo. A tratti la ritmica si fa pesante e le sonorità diventano metalliche ma le tastiere di Simonetti riportano all’ordine l’esecuzione ricordando a tutti il marchio di fabbrica. Tutto ciò conferma la nuova verve creativa e che l’alchimia ha trovato il giusto equilibrio.
Siamo quasi alle battute finali dello show, Simonetti invita il pubblico a “cantare” il refrain del tema cinematografico più malefico in assoluto della storia del cinema e, aggiungo io, anche il più imitato. Finiti i cantilenanti “La la la la la laaaa…” inizia la grande discesa negli inferi con Suspiria, in questo caso ho lasciato perdere i musicisti e mi sono goduto le immagini di sfondo, perché Suspiria è una “favola” terrificante che mi segnato profondamente da bambino e ad ogni visione rimango sempre annichilito da tanta sottile ferocia. Il colore rosso che impera, la fragilità delle ragazze protagoniste, l’ambiente ostile della scuola di danza, un capolavoro.
Prima di riprendere il concerto, Claudio gioca col vocoder Roberto suggerisce On the road again dei mitici Rockets ( Cover dei Canned Heat ) e Claudio sta al gioco, intonando il ritornello del vecchio hit dei francesi grigio-argentei.
“spoilerando” il prossimo brano tratto da un vero e proprio giallo di Dario Argento, Tenebre, manco a dirlo, eseguito perfettamente, esalta le doti di Cecilia che si destreggia agevolmente fra le complicate trame delle linee di basso. Sinceramente credevo fossero compito delle tastiere di Simonetti e invece (ve lo posso assicurare visto che ero a bordo palco proprio di fronte a lei) sono tutte suonate dalla Nappo.
Giunge il momento “solo” di Simonetti che si lancia in una rapida sequenza di scale che fungono da intro alla splendida Phenomena, altro brano dedicato ad una figura femminile dell’universo horror argentiano. Ammettiamolo, a chi non torna in mente quello splendore di Jennifer Conelly ( Io e Roberto ne siamo perdutamente innamorati.. ), quando ascoltiamo il brano?…. Non è forse vero? Che delitto buttarla nella vasca dei cadaveri putrefatti!!! Si perché purtroppo, anche in questo caso, le immagini che accompagnano la performance l’han fatta da padrone e la scena in questione è stata proiettata quasi per intero.
Prima di riprendere la scaletta, piccola “gaffe” di qualcuno far il pubblico che chiede Contamination. Simonetti gentilmente chiede scusa ma spiega che non la può proporre perché fa parte della produzione Goblin senza il suo contributo. Al fan “distratto” però, il maestro dedica la suite finale dedicata a Profondo rosso.
Federico annuncia i brani che verranno eseguiti, citando anche Wild Session, che in verità non verrà mai suonata, un piccolo errore che la band dovrà correggere durante i loro prossimi concerti…
In rigoroso silenzio la band attacca con Deep Shadows, affascinato dal lavoro al basso di Cecilia, da bassista che sono, mi sono goduto ogni singola nota emessa da quella “killer application” Nappo-Rickembacker. Gran finale con l’assolo di batteria di Federico Maragoni. Anche qui, nulla da eccepire sulla bravura del drummer. Assolo massiccio, per palati rock e metal e grande partecipazione del pubblico.
Si passa quindi al vero gran finale dello show con Mad puppet, cavalcata eseguita molto veloce risultando di grande impatto, aprendo orizzonti cangianti grazie all’improvvisazione.
Il ritmo incalzante nel puro stile jazz è il preludio alla fantastica Death Dies, che la band esegue perfettamente, il pubblico non riesce a distogliere gli occhi dal palco, completamente rapita dal tema della morte, che sembra non finire mai, ad un certo punto siamo catapultati in quei club americani dove la suite al pianoforte incessante e con cambiamenti repentini, non ti fà perdere il ritmo ed è un continuo tenere il tempo con i piedi e con le mani
La “nenia infantile” di argentiana memoria introduce “Profondo rosso”, brano iconico, unico, entrato a far parte della leggenda delle colonne sonore, horror e non.
Finisce il concerto. Guardiamo l’ora: l’una e dieci! Più di due ore di concerto! Claudio Simonetti ringrazia il pubblico, i suoi musicisti, il tecnico del suono e lascia il palco visibilmente soddisfatto. In effetti, al di là della performance musicale, abbiamo percepito il “divertimento del suonare” nei loro volti, nell’attitudine ad affrontare assoli e parti difficili, con movenze più adatte ad un concerto rock che prog. Se Simonetti s’è lasciato andare a qualche gesto tricornuto, Bruno era entusiasta della serata e ha suonato ogni singola nota con trasporto e passione. Probabilmente ha sentito la vicinanza dei fans, merito di Roberto che “aizzava” la folla ad ogni minima occasione.
Se Claudio e Bruno sono la scocca di una fiammante fuoriserie, con le loro melodie indimenticabili, Federico e Cecilia sono stati (e spero lo siano a lungo) il motore preciso e fuori giri della serata.
Complimenti a tutti. Ci avete fatto vivere una bellissima esperienza. Non fateci aspettare altri 20 anni per un nuovo disco! Alla prossima!
Personalmente mi piacerebbe che le loro esibizioni abbiano luogo in posti più caratteristici e consoni alle sonorità messe in campo. All’estero la band si avvale di cornici stupende, chiese e cappelle gotiche di incredibile bellezza. L’Italia è piena di posti caratteristici a forte impatto mistico ed esoterico (immaginereste voi un concerto del genere all’interno di San Galgano in Toscana?) nulla da togliere al Crazy Bull, noto locale genovese dove si fa sempre musica (e per carità, ce ne fossero!!!) ma a fine serata questo “rimpianto” è rimasto li “appeso come solide ragnatele” nella mia mente.
Terra di Goblin ringrazia tutti per le emozioni, ho potuto ammirare gli amici e le amiche divertirsi come non mai, seguire il tempo, cantare, ed anche commuoversi come è successo a Cleo e Massimo per il brano Gamma, ognuno di noi ha vissuto un emozione diversa, a fine concerto eravamo completamente in estasi, felici di aver assistito ad un grande spettacolo, i Claudio Simonetti’s Goblin questa volta dal pubblico italiano hanno avuto quello che si meritano, entusiasmo e calore, purtroppo per motivi logistici e di orario, non ci siamo potuti fermare a salutare la band, nessuno di noi a voluto abbandonare il gruppo e siamo usciti tutti insieme, per salutarci calorosamente, dandoci appuntamento al prossimo concerto al prossimo viaggio sulle note.