La passione per la musica degli Yes, nel 2008 ha dato vita ad una straordinaria cover band, composta da musicisti straordinari, Fabio Pignatelli al basso, Danilo Cherni alle tastiere, Giacomo Anselmi alle chitarre, Luca Capitani alla batteria e Francesco Corigliano alla voce.
Loro sono i Dyesis, voluti fortemente da Danilo Cherni, sono riconosciuti come la miglior cover band degli Yes, chiamarla cover band è pura utopia visto che ci suonano gran parte dei Goblin Rebirth, musicisti professionisti, che non hanno abbandonato la voglia di calarsi nei panni dei loro miti, risuonando quei brani che allora furono musa ispiratrice per il loro sound e per la loro carriera musicale.
Da qualche anno la band si esibisce sopratutto nei locali dei limitrofi romani, e per Terra di Goblin la nostra inviata Ilaria De Donato ha voluto raccontarci le sue emozioni durante il concerto tenutosi il 7 marzo 2015 a Roma.
Sabato 7 Marzo un vento freddo e sferzante soffia a Roma, ma la temperatura si riscalda alle 22,15 alla “ Locanda Blues” , sulla Cassia, gli uccelli di Close To The Edge scaldano tutto : aria, ambiente, anime.
Come dalla macchina del tempo ci si catapulta direttamente in un locale non meglio identificato degli USA nei primi anni 70.
Le atmosfere pulite e complesse delle tastiere di Danilo Cherni sono il preludio all’ingresso del basso, Rickembeker e della testata Ampeg con suono saturo, dell’inossidabile Fabio Pignatelli che si fonde perfettamente con il timbro prodotto dalla testata Mezzabarba e cassa Marshall della chitarra di Giacomo Anselmi.
Il groove ed i tempi dispari del batterista Luca Capitani scorrono fluidi e compatti.
Un break di voci è il preludio all’ingresso di Frank Cori, giovane cantante dalla voce graffiante e potente perfettamente a suo agio nelle atmosfere degli anni 70, sembra nato negli anni 50 per la maestria con la quale interpreta quei pezzi, già, quei pezzi di quel rock progressivo, sinfonico e romantico che è stato caratteristico della grande band degli YES.
Scorrono le note tratte da Yes Album e Fragile fino ad un cambio di sonorità riconosciuta da tutti gli spettatori e sottolineato dal battito delle mani, e con la macchina del tempo si va avanti di 10 anni: Owen of a Lonely Hearth.
Le improvvisazioni di chitarra risultano essere inspirate, i soli dell’ Hammond di Danilo sono energici, i colpi di batteria sono sempre in carattere e le variazioni di basso danno una marcia in avanti a questa sontuosa cover-band.
Richiamati a gran voce con l’aiuto di mani, bicchieri sui tavoli, fischi e grida, il bis non si è fatto attendere: esce la band per un ultimo pezzo, il pubblico caloroso canta il riff, le fans ballano e poi purtroppo, finisce tutto, si esce dalla macchina del tempo e si ritorna al freddo di una notte romana, ma con l’augurio di ritrovarci ancora insieme in queste serate senza tempo.
Yesssssss noi continueremo ad esserci!
Grazie D-Yes-is.
Ilaria De Donato