TDG : Quali sono stati i primi gruppi con cui hai suonato e che tipo di genere musicale suonavate ?
CARLO BORDINI : La storia inizia nell’estate del 1973, avevo 20 anni, io e Paolo Rustichelli ci eravamo esibiti da poco al Be-In di Napoli un festival organizzato dagli Osanna, dove il compianto Pino Daniele faceva il roddy.
La nostra performance era piaciuta e venimmo intervistati da Raffaele Cascone e Carlo Massarini
nella famosa trasmissione radiofonica :” per voi giovani”.
I due erano rimasti molto colpiti dalla formazione anomala (Tastiere e Batteria) e ci fecero molti incoraggianti complimenti.
Di li a poco suonammo al palazzo dello sport di Roma di spalla a West, Bruce e Laing insomma la situazione prometteva bene.
TDG : Come Sono nati gli Oliver , Come hai conosciuto gli altri membri del gruppo ?
CARLO BORDINI : Una sera ricevetti una telefonate da un certo Giancarlo che cercava un certo Claudio io gli risposi che a quel numero non c’era nessun Claudio e stavo per attaccare quando lui disse ma non c’è qualcuno che suona la batteria risposi si io ma sono Carlo e lui a si Carlo noi ti abbiamo sentito suonare al Be-In di Napoli e ci sei molto piaciuto ti vorremmo incontrare per proporti l’incisione di un disco.
Così quella sera stessa ci incontrammo di fronte all’ufficio postale di piazza Bologna.
Mi aspettavano seduti sulla scalinata Claudio Simonetti, Massimo Morante, Fabio Pignatelli e quel signore che mi aveva contattato Giancarlo Sorbello, (da noi in seguito chiamato mister beautiful
sor-bello).
TDG : Ci racconti la tua esperienza con gli Oliver a Londra ?
CARLO BORDINI : Loro erano stati già a Londra ed avevano reclutato un cantante un certo Clive Heynes, e che il mitico Eddye Offord il grande fonico di ELP non che degli Yes si era entusiasmato ascoltando i loro provini e gli aveva proposto di registrare un disco con lui a Londra.
Io gli credetti e così cominciammo a provare, Claudio mi diede un nastrino dove lui oltre alle tastiere suonava anche la batteria e devo dire anche abbastanza bene e Massimo la Chitarra.
Facemmo circa un anno di prove praticamente tutte le sere, credo che grazie a quelle tantissime prove il disco dei Cherry Five è stato definito dalla critica accreditata oltre che bello anche ben suonato.
Quello delle sere-notti alla mensa fu un bel periodo stavamo spesso insieme anche fuori dalle prove
e ci sentivamo profondamente legati.
Cherubini che oltre al negozio di strumenti musicali sulla tiburtina , fabbricava gli amplificatori e gli impianto voce “MACK” nella fabbrica di Guidonia, ci fece una consolle da 24 canali con i potenziometri bianchi rossi e verdi perché andavamo all’estero e dovevamo fare un “figurone”
ricevette da noi una cambiale di 50 milioni.
Cosi affidammo tutti gli strumenti ad una ditta di traslochi, e partimmo per Londra. convinti di sfondare.
Prima fummo ospitati un pò dai genitori di Clive, e poi riuscimmo a trovare una casa a Chelsea mi ricordo ancora l’indirizzo MIRABEL ROAD 42 una traversa di Fulham Brodwai sulla
District Line.
Purtroppo le cose iniziarono subito molto male ci bloccarono tutti gli strumenti alla dogana perché secondo loro mancavano dei documenti e quindi pagammo una multa salata che comprendeva anche il deposito nei loro magazzini e per giunta quando ce li consegnarono mancava il basso Richenbaker di Fabio che non si è mai saputo che fine avesse fatto facemmo una colletta per ricomprarglielo rimanemmo con pochissimi soldi e avevamo sempre fame, generalmente cucinavo io perché ero ritenuto da tutti il più capace così quando le nostre ragazze vennero a trovarci mi furono affidate le salsicce che portarono dal nostro amato paese per cucinare una pasta al sugo che rimase memorabile.
In quella casa si pagava tutto bisognava mettere in speciali contatori 10 pens per il gas da cucina 10 pens per l’acqua calda, 10 pens per la stufa e cosi via.quindi avevamo freddo e non ce la passavamo molto bene.Impegnavamo i lunghi pomeriggi giocando a scacchi e studiando io mi ero portato la batteria da studio da Roma me l’ero montata in casa e mi esercitavo tutti i giorni e così anche Fabio Massimo e Claudio.
Quasi sempre verso le 18 andavamo a prendere il fish and chips in una friggitoria vicino casa nostra su Fhulam Road si chiamava me lo ricordo ancora “the Galeon” e sapevamo ormai che alle 18 e 12minuti scolava dall’olio bollente della friggitrice il cood cioè il merluzzo che accompagnavamo con le patatine fritte condite con l’aceto, che risultavano incredibilmente ottime.
Quando finalmente, dopo diversi giorni ci ridiedero gli strumenti Eddie Offord ce li fece montare nel mitico teatro “Manticore “ di propieta di Emerson Lake and Palmer.
WOW!!, sembrava un sogno eravamo nel tempio di uno dei nostri gruppi più amati,ricordo che nello studio personale di Karl Palmer c’era un armadio pieno di bacchette saranno state 200 paia e una batteria fatta apposta per lui dalla Ludwig in acciaio pieno il tom più piccolo pesava 32 libbre , insomma stavamo in estasi tutti i nostri strumenti ,montati sul palco, la nostra consolle 24 canali con i cursori bianchi rossi e verdi.
TDG : Quando avete registrato l’album degli Oliver alla Cinevox ?
CARLO BORDINI : Poco dopo il nostro rientro conoscemmo Carlo Bixio proprietario della Cinevox, che ci fece fare qualche collaborazione registrammo la famosa scena del film “ La Nottata “ per la regia di Tonino Cervi, figlio del grande Gino),dove Fabio Pignatelli appariva in veste di cantante presso gli studi dell’allora Ortophonic adesso Forum a piazza Euclide ai Parioli, alla batteria ci sono io con diversi chili in meno e parecchi capelli in più.
Registrammo anche la colonna sonora di un film di fantascienza ;” LA CASA” con le musiche di Enrico Simonetti (padre di Claudio) persona squisita che ricordo con grande affetto, lui ci fece anche partecipare ad una puntata televisiva della sua trasmissione di cui non ricordo il nome forse :”il signore ha suonato”
Carlo Bixio ci propose di registrare il nostro disco quello che non eravamo riusciti a registrare a
Londra; e così di li a poco entrammo in sala alla Titania, iniziammo a registrare con l’otto piste e ogni giorno il fonico nonché proprietario della sala Massimo di Cicco ci rassicurava che il giorno dopo sarebbe arrivato il 16 piste cosa che naturalmente non è mai successa, quindi le registrazioni iniziarono e finirono con l’otto piste, costringendoci a fare una montagna di sovra-incisioni.
Nel frattempo avevamo cambiato nome da OLIVER a GOBLIN questo nome e questo veramente lo sanno in pochi lo trovammo un pomeriggio a casa mia a Monteverde, sul vocabolario d’inglese di mia sorella.
Le sedute di registrazione furono tante ed estenuanti ma alla fine eravamo musicalmente soddisfatti certo non della voce di Clive che in sala si rivelò particolarmente stonata e per questo verrà sostituito da Tony Tartarini.
TDG : Dopo la registrazione dell’album per quale motivo hai abbandonato la band ?
CARLO BORDINI : Carlo Bixio ci convocò nel suo studio per firmare il contratto che io non volli su due piedi firmare perché ci volevo un attimo riflettere.
Pochi giorni prima durante un turno alla FORUM avevo incontrato Mandrake (famoso percussionista brasiliano anche lui li per lo stesso turno) che nella pausa mi disse testuali parole(dopo che io gli avevo raccontato la storia del contratto):” ma cosa firmi contratto io con queste due botticelle di vino (riferendosi alle sue due CONGAS) ho girato tutto il mondo non firmare niente”. E io un po’ per la recentissima negativa esperienza con la R.C.A.dove, il trittico LILLI GRECO, PAOLO DOSSENA e MARIO SIMONE per produrre Opera Prima a me e a Paolo Rustichelli ci avevano massacrato, (pur rimanendo a detta di tutta la critica specializzata un signor disco).
Un po’ per la pulce nell’orecchio’che mi aveva messo Mandrake non firmai pur rimanendo d’accordo che ero sempre il batterista dei Goblin, invece evidentemente questa mia pausa di riflessione li spinse a chiamare Walter Martino grande amico e batterista da sempre di Claudio Simonetti.
TDG : Come hai scoperto del successo dei Goblin ?
CARLO BORDINI : Un giorno mentre ero sdraiato per terra a comporre un puzzle da 3000 pezzi della Ravensburger
raffigurante un lago svizzero(che ancora conservo a perenne memoria del fatto che sto per descrivere)sento alla radio :” erano i Goblin nella loro interpretazione dal film di Dario ArgentoProfondo rosso”.
In quel momento ho pensato che sarei morto d’infarto, perché dovete sapere che mentre facevamo il missaggio del nostro disco alla Titania (quello che poi per ovvie ragioni discografiche sarebbe uscito col nome posticcio di Cherry Five) io mi mettevo alla consolle e sfumando il brano pronunciavo proprio quella frase cioè :” erano i Goblin” e quindi quando la sentii davvero mi prese un colpo.
Oggi posso senz’altro dire che quella fu la fortuna della mia vita, a causa di quella immane debacle trovai dopo un pò la forza di reagire grazie soprattutto alla pratica buddista di Nam Myo Ho Renghe Kyo che in quel periodo abbracciai e ancora oggi illumina la mia esistenza.
TDG : Dopo ti sei sempre occupato di musica ho hai fatto altro ?
CARLO BORDINI : Mi iscrissi al conservatorio consegui il diploma in strumenti a percussione e dopo aver suonato in Italia e all’estero con le orchestre più importanti dell’epoca(Rai, Santa Cecilia, Teatro San Carlo) approdai al teatro dell’opera di Roma dove ho ricoperto il ruolo di primo percussionista per 30 anni. Ho suonato con alcuni dei direttori più grandi del mondo, preso parte a spettacoli memorabili tipo i tre tenori (Domingo,Carreras,Pavarotti, diretti da Metha) a Caracalla, partecipato a tourneè in mezzo mondo,e negli ultimi sei anni sono stato regolarmente presente in tutte le produzioni teatrali nonché nelle registrazioni discografiche sia in Italia che all’estero del Maestro Riccardo Muti con grande soddisfazione artistica.
TDG : Come è nata l’idea del nuovo progetto Cherry Five ?
CARLO BORDINI : Tutto è cominciato circa un anno fa quando Tony Tartarini mi ha telefonato per dirmi che voleva riunire la vecchia band, tutto questo grazie anche a Pino Pintabona della Black Widow che ha creduto molto nel nostro progetto, l’idea dell’album è nata da un brano che io e De Rossi avevamo cominciato a comporre, Il Pozzo dei Giganti , da quella storia è nato il nuovo album dei Cherry Five .
TDG : Grazie Carlo, per questa lunga chiacchiereata è stato davvero un piacere e spero di rivederti presto.
CARLO BORDINI : Grazie a te Roberto per il tuo entusiasmo, e l’appoggio che ci dai con Terra di Goblin, ne approfitto anche per invitarvi a visitare la mia pagina su facebook